giovedì 26 marzo 2009

Le api nello stemma del casato Barberini

Siamo di ritorno da una breve vacanza nei Monti Sibillini, zona di mieli sopraffini (dai! La rima ci stava no?:-)). Ebbene, visitando Camerino ho trovato in una chiesa, di cui ora purtroppo non ricordo il nome, la riproduzione dello stemma del Casato dei Barberini, uno dei committenti della Basilica di San Pietro. Cosa ci facesse in quella chiesa marchigiana non lo saprei dire. Ma quello che ha destato il mio interesse sono state le tre api rappresentate nello stemma. Così tornato a casa mi sono un po' documentato

Le api erano considerate nel mondo cattolico-ecclesiastico (e non solo) dell'epoca come simbolo di virtù, dedizione, industriosità, fatica, tenacia ed eloquenza, doti e qualità delle quali a volte la chiesa si fregiava a sproposito, come vedremo. Maffeo Vincenzi Barberini divenne Papa nel 1623 e durante il suo pontificato nel mese di luglio del 1632, l'Inquisizione' di Firenze diede ordine di ritirare tutte le copie in commercio del Dialogo, l'opera di Galileo Galilei. Urbano VIII, spinto dai gesuiti, nemici acerrimi dello scienziato, diede ordine di inviare copia del Dialogo al Sant'Uffizio per gli opportuni esami e di convocare Galilei a Roma presso l'Inquisizione.
Ma la storia che vi voglio raccontare è questa: pare che gli insetti rappresentati nello stemma abbiano subito una metamorfosi proprio quando Maffeo divenne Papa:
per un qualche miracolo infatti i tre mosconi dorati dello stemma originario vennero sostituiti da tre api sullo stemma pontificio di Urbano VIII, Maffeo Vincenzi Barberini.
"
I Protestanti non si lasciarono sfuggire l’occasione di ricordare che, prima, quella famiglia faceva di cognome Tafani, insetti molesti e succhiasangue." (Sylvie Coyaud)

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