sabato 18 aprile 2009

Uno sciame sul nocciolo


Catturato un altro sciame! Questa volta si è posato sugli esili rami di un nocciolo che per giunta si protende su una cengia invasa dai rovi. Ho dovuto usare quindi una lunga asta telescopica alla quale ho legato una arnietta di polistirolo con dentro un telaino costruito come atrattiva. Arrivato sotto lo sciame ho assestato uno scrollone al nocciolo ma solo un terzo delle api è finito dentro. Così con l'aiuto di Giuseppe ho legato i rami segandoli alla base ma non completamente per consentire al ramo di ruotare, avvicinandolo così all'arnietta che nel frattempo ho posato a terra. Infine tutte le api sono finite dentro. In tarda serata ho sistemato l'arnia in apiario. Purtoppo il giorno dopo una burrascata ha scoperchiato l'arnia, ma purtroppo me ne sono accorto solo la mattina successiva! Che delusione...erano presenti api solo sul telaino già costruito che avevo usato come "richiamo", cosa è successo? Le api sono scappate in cerca di un rifugio? Le esploratrici avevano gia trovato una nuova casa? Ad ogni modo ho richiuso l'arnia ripromettendomi di controllare il giorno dopo. Oggi ho infatti controllato e sul predellino c'èra un gran fermento di api e anche il peso dell'arnia era compatibile con la presenza di tante api...cosa è successo? Non voglio ancora azzardare ipotesi, domani la apro e controllo...




domenica 12 aprile 2009

Le api sciamano ancora...anzi no!

Erano le 11.45, avevo appena finito di lavorare nei campi quando ho sentito un suono simile al vento quando passa tra gli aghi di pino. Mi trovavo a circa 250 metri dall'apiario eppure il rumore era forte. Mi precipito a vedere e entro nentro la nuvola di api per seguirle. Inizialmente sembrava che volessero posarsi sul pero dove altre volte si sono fermati degli sciami. E invece accade l'inspiegabile: dopo aver formato un abbozzo di sciame appeso, questo si scioglie e tutte le api si sono precipitate nell'arnia dalla quale erano uscite! Avevo sentito parlare di sciami recalcitranti ma questa è la prima volta che mi capita di osservare il fenomeno.Incredibile...

Lo sciame è li, sulla cima più alta dell'ontano più alto...

(immagine: sciame 2008 su ulivo)
Due giorni fa si è inaugurata la stagione sciamatoria. Ero a Marinasco e stavo mettendo a dimora le piantine di pomodoro, melanzana, zucchino di Sarzana. Verso le 15.45 un forte ronzio, e subito dopo vedo emergere dal fondo dei campi una nuvola di api! Vicino a me c'era mia nonna; immobili ci siamo fatti letteralmente attraversare dal turbine vivente che lentamente si spostava sull'orto...un momento magico...le api si spostavano mulinando nell'aria come un tornado. Inizialmente ho pensato che stessero per posarsi sul vecchio pero o sulla bassa olivetta, poi lo sciame si è innalzato sulla casa. Temendo che lo sciame trovasse di suo gradimento il camino, sono corso ad accendere la stufa per fare un po' di fumo. Ma lo sciame aveva le idee più chiare di me e probabilmente sapeva gia dove andare. Così è iniziato l'inseguimento. Ho continuato a seguire lo sciame nell'uliveto dei miei vicini, sfiorando la baracca di legno dalla quale è fuggita spaventata una civetta; poi improvvisamente si è alzato cominciando a turbinare sulle quattro cime di una ceppaia di ontano sul fondo del canale. Mi sono detto "no dai, non può essere che si fermi lassù!". Perchè mai quello che piacerebbe agli uomini dovrebbe piacere anche alle api? Detto fatto, lo sciame comincia a condensare sulla cima più alta dell'ontano più alto, non è nemmeno troppo grande ma decisamente impossibile da acchiappare. Rimango per un po a fissare ammirato la conclusione di questo miracolo naturale, avverto della conclusione della vicenda mia nonna che mi seguiva dall'alto della terrazza e rincaso un po sconfortato. Prima di dichiararmi sconfitto tento un'ultimo disperato tentativo: nei prossimi giorni è prevista pioggia e decido di mettere una piccola arnia con due telaini costruiti ai piedi dell'ontano...hai visto mai!

sabato 4 aprile 2009

L'erica arborea è in piena fioritura...ma continua a piovere

Per ogni giorno di sole, due di pioggia...Non va niente bene per l'auspicata produzione dell'ottimo quanto raro miele di Erica arborea. Erica arborea L. Fam. Ericaceae
(Scheda1)(Scheda 2)

Forma Biologica: Fanerofite cespugliose. (Piante legnose con portamento cespuglioso.) NP Nano-Fanerofite (Piante legnose con gemme perennanti poste tra 20 cm e 2 m dal suolo.)
Antesi in provincia di La Spezia:
fine febbraio-marzo (Tramonti, riviera), fine marzo-aprile zone interne, bassa e media Val di Vara
Corologia: Steno-Medit. (Specie con areale limitato alle coste mediterranee, area dell'Olivo). Distribuzione in Italia: distribuita in tutta la regione mediterranea, manca nella Pianura Padana; sulle Prealpi è diffusa attorno al lago di Garda e dal lago di Como risale fino a Colico e Chiavenna.
Habitat:
predilige i suoli acidi in formazioni di boschi sempreverdi, macchie e garighe; specie di clima caldo arido, tollera bene anche climi più freddi e umidi delle zone collinari e montane (fino a 1200 m di altitudine al Sud, fino a 600 m al Nord.

Etimologia:
il nome del genere deriva dal greco Eréiko = frangere, perché era ritenuta valida per spezzare i sassi e i calcoli della vescica, o secondo altre interpretazioni per la fragilità delle sue foglie.

Curiosità e utilizzi da parte dell'Uomo:
l'erica, che cresce abbondante ai margini dei terrazzamenti delle Cinque Terre, è qui utilizzata per creare barriere frangivento a tutela delle coltivazioni di vite. La radica ingrossata dell'erica ("socco") era raccolta sia in Val di Vara che sulla costa per essere venduta a ditte specializzate nella produzione dei fornelli delle pipe.

Il miele di Erica
Miele molto buono e ricercato quanto difficoltoso da produrre. le ragioni di questa difficoltà sono dovute essenzialmente al precoce periodo di fioritura (fine marzo-aprile), durante il quale le famiglie di api, appena uscite dall'inverno, non sono ancora nel pieno delle loro forze, il loro numero all'interno dell'alveare non è ancora sufficiente a garantire una cospicua bottinatura. Inoltre in questo periodo non sono infrequenti lunghi periodi di piogge che oltre a rovinare il fiore, impediscono alle bottinatrici di uscire per raccogliere il nettare.
Il polline di erica arborea è elemento caratterizzante dei mieli prodotti in Liguria e per questo quindi utilizzato come "tracciante" per stabilire la provenienza ligure di un determinato miele
Caratteristiche:
appena estratto dal favo il miele di erica è liquido e di aspetto torbido; rapidamente tende a cristallizzare in modo fine assumendo una consistenza piacevolmente cremosa. L'umidità è alta e questo è un fattore critico. Occorre invasettarlo solo se si è sicuri della sua maturità altrimenti il rischio di fermentazioni è molto alto. Ha tipicamente un colore scuro con riflessi ambrati color arancio, un odore pungente, fresco, molto simile a quello dei fiori, e un aroma molto gradevole, di zucchero caramellato, caramella mou, di crème caramel
(Scheda UNAAPI)